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— Rimandateli tutti, riprese Nana, seguendo il filo del suo pensiero, cominciando dal morettino.

— Oh, quanto a quello è un pezzo che l’ho sbrigato, disse Zoè sorridendo. Voleva semplicemente avvertire da signora che non poteva venire stasera.

Fu una gioia immensa.

Nana battè palma a palma. Non veniva! Che fortuna! Sarebbe dunque libera!

E mandava sospironi di sollievo, come se le avessero fatto grazia del più abbominevole supplizio.

Il suo pensiero fu per Daguenet, quel poverino, al quale per l’appunto aveva scritto di aspettare fino a giovedì.!

Presto la Maloir gli scriverebbe una seconda lettera! Ma Zoè disse che la Maloir era sparita come al solito, senza che niuno se ne addasse.

Allora Nana, dopo aver parlato di mandar qualcuno dal giovine si fè esitante.

Era molto stanca.

Dormir tutt’una notte sarebbe pur la gran bella cosa!

L’idea di quel godimento finì col vincerla. Per una volta, via, poteva concederselo.

— Mi coricherò tornando dal teatro mormorò col far d’un goloso che pensi ad un ghiotto boccone, e non mi sveglierete che domani a mezzogiorno.

Poi, alzando la voce:

— Su, coraggio! cacciatemi giù per le scale tutta quella gente...

Zoè non si muoveva: non si sarebbe arrischiata a dar consigli apertamente alla signora: solamente si regolava in modo che la signora potesse profittar della sua esperienza quando la signora stava per commettere una corbelleria, colla sua testa bislacca.

— Anche il signor Steiner? domandò con accento breve.

-— Certo, rispose Nana. Quello prima degli altri.

La cameriera aspettò ancora per lasciar alla signora il tempo di riflettere, la signora non sarebbe dunque superba di rapir alla rivale, Rosa Mignon, un uomo così ricco, così noto in tutti i teatri.