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La difficoltà grossa era trovare delli spiccioli; non c’erano dieci lire in tutta la casa, ed era inutile rivolgersi alla Maloir, che ascoltava senza mostrar cupidigia, avvezza a non aver mai altro con sè che i sei soldi per pagar l’omnibus.

Finalmente Zoè uscì dicendo che andava a guardar nel suo baule, e tornò recando cento lire in pezzi da cinque.

Contate le monete su un cantuccio della tavola, la Lerat se n’andò, promettendo di condur Gigino il domani.

— E così; c’è gente? riprese Nanà, sempre seduta a riposare.

— Sissignora: tre persone.

E nominò pel primo il banchiere. Nana allungò le labbra con una smorfia. Se mai codesto Steiner credesse di venir ad importunarla, perchè le aveva fatto buttar un mazzo di fiori, sbagliava il conto!

— D’altra parte, soggiunse, non ne vo’ saper altro: non riceverò alcuno; andate ad avvertire che non tornerò a casa.

— Spero, fe’ Zoè, senza muoversi, seria in volto e stizzita di veder la padrona in procinto di fare una corbelleria, spero che la signora rifletterà e riceverà il signor Steiner.

Poi parlò del Valacco che doveva ormai trovar lungo il tempo, là in camera. Allora Nana, fuori di sè, s’impuntò maggiormente. Strillò che non voleva veder nessuno, assolutamente nessuno! che non sapeva chi ringraziare d’avergli appiccicato un uomo così importuno.

— Mettete tutti alla porta! Io voglio fare una partita con la Maloir. Mi diverte di più.

Non aveva finito di dire, che si udì di nuovo il campanello. Fu il colmo.

Un altro seccatore! Vietò alla cameriera d’aprire, ma questa, uscita senza badarle, tornò poco dopo, e, consegnandole con molto sussiego due biglietti di visita: — Ho risposto che la signora riceve: quei signori sono in sala. Nana s’era alzata furiosa, ma si calmò tosto leggendo sui biglietti î nomi del marchese di Chouard e del conte Muffat di Beuville. Stette un momento silenziosa. — Chi sono costoro? chiese poi. Li conoscete?