Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/50


— 46 —


Era finalmente Nana.

Prima che avesse aperta la porta, si udì il suo ansare affannoso; entrò rossa, con far brusco. La sua gonnella, di cui 1e cordicelle dovevano essere strappate, spazzavano i gradini, e gli svolazzi dovevano essere caduti in una pozza, ed aver raccolta qualche immondezza colata dal primo piano, ove la -fantesca era una vera guattera.

— Eccoti finalmente! era ora! disse la Lerat, colle labbra strette, ancora irritata per la vittoria della Maloir. Te la pigli comoda colla gente che aspetta, tu!

Nana, già stizzita, s'inasprì maggiormente a quei rimproveri. Se era così che la si riceveva, dopo la seccaggine che le era toccata!

— Non mi rompete le tasche! eh! gridò.

— Zitto, signora, c’è gente fe’ la domestica.

Allora, abbassando la voce, la giovane balbettò anelante:

— Credete che mi sia divertita? la non finiva più. Avrei voluto vedervi ne’ miei panni! mi bolliva il sangue... aveva voglia di menar le mani. E non una carrozza per tornare. Manco male che è qui accanto: ho fatto una di quelle corse!

— Hai il denaro? chiese la zia.

— To’, bella domanda, rispose Nana.

Sedette presso il fornello, le gambe rotte dalla corsa e senza riprender fiato, trasse dal seno una busta dove erano quattro biglietti da cento lire. I biglietti trasparivano da un lungo strappo, fatto con cinica fretta per verificare il contenuto. Le tre donne intorno a lei guardavano fisso quella busta sgualcita e sudicia fra le sue manine inguantate. Era troppo tardi per la corsa delle quattro e mezza, la Lerat non andrebbe che il domani.

Nana si dilungava in gran schiarimenti.

— C’è gente che v’aspetta, signora, ripeteva la cameriera.

Ma Nana montò in bizza di nuovo.

Ebbene, la gente poteva aspettare. Fra poco, quando avesse finito di dar sesto agli affari; e siccome la zia allungava la mano verso il denaro:

— Ah no; non tutto, disse. Trecento franchi alla balia, - cinquanta franchi pel tuo viaggio e la spesa, fanno trecentocinquanta.... Serbo cinquanta lire.