Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/49


— 45 —


non comprendendo perchè la signora restasse fuori tanto tempo.

Di solito, quando la signora era costretta ad uscire dopo il mezzodì, la si spicciava in un attimo. La Maloir osservò che non si può sempre far come si vuole. Naturalmente c’erano degli intoppi nella vita, diceva la Lerat.

Il meglio era di aspettare. Se sua nipote indugiava, era senz’altro perchò le sue occupazioni la trattenevano fuori, non è vero? Del resto non si era a disagio; ci si stava benone in cucina. E siccome aveva esaurito i cuori, giuocò quadri. Il campanello ricominciava. Quando Zoè ricomparve era tutta infiammata in viso. — Figliuole mie, il grosso Steiner.. diss’ella fin dalla porta, abbassando la voce. Questo poi l’ho messo nel salottino. Allora la Maloir parlò del banchiere alla Lerat, che di questi signori non ne conosceva. Ch’ei fosse sul punto di piantar Rosa Mignon? Zoè scrollava il capo; ella sapeva certe cose... Ma dacccapo le toccò andar ad aprire.. — Buono! una tegola, ora! mormorò tornando. È il moretto! Ho avuto un bel ripetergli che la signora era uscita, si è piantato nella camera da letto... Noi non lo aspettavamo che questa sera. Alle quattro e un quarto Nana non c’era ancora. Che poteva mai ella fare? Non c’era senso comune a star fuori tanto. Vennero altri due mazzi. Zoè, annoiata, guardò se c’era ancora del caffè. Le signore ne avrebbero preso volontieri per tenersi sveglie, poichè si assopivano, accasciate così sulle loro seggiole, prendendo continuamente carte dal mazzo collo stesso gesto. Suonò la mezza. Decisamente qualche cosa era successo alla signora; sussurravano fra di loro. All’improvviso la Maloir in un momento d’oblio, annunziò, con voce vibrante: — Cinquecento!.... Quinta maggiore, d’onore. — Zitte! disse Zoè con impeto. Che penseranno quei si-gnori? E nel silenzio che seguì, nel ronzio sommesso delle due veccchie che litigavano, uno scalpiccìo di dae passi salì su per la scala di servizio!