Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/48


— 44 —


giovinottino! ... Voleva mandarlo via, ma è così bellino e così roseo, senz’un pelo di barba, coi suoi occhi azzurri ed un viso da fanciulla, che mi son decisa a dirgli d’aspettare.... Tiene in mano un enorme mazzo di fiori, che non vuol lasciare a nessun patto, se non sarebbe il caso di pigliarlo a scapaccioni quel moccioso che dovrebbe esser sulle panche della scuola!

Madama Lerat andò a pigliar una boccia d’acqua per far un grog: lo zuccaro immolato nel caffè le aveva fatto venir sete.

Zoè mormorò che ne berrebbe volontieri anche lei, perchè aveva la bocca amara come fiele.

— E così, l’avete messo?... riprese la Maloir.

— To’! nel gabinetto in fondo, lo stanzino senza mobili.

C’è appunto lì un baule della signora ed una tavola; gli è colà che metto i minchioni.

“«E metteva zuccaro e poi zuccaro nel suo grog, quando il campanello le fè dar un balzo.

Corpo d’un cane! non la lascierebbero dunque bere in santa pace?

La giornata prometteva d’esser buona se lo scampanìo cominciava di già.

Corse però ad aprire, e, tornata, rispose alla Maloir che l’interrogava con un occhiata:

— Nulla: un mazzo di fiori.

Senonchè le signore, fra due alzate di carte, diedero una risata udendola descrivere i visacci che facevano i creditori all’arrivo di quei fiori.

La signora troverebbe i mazzi sul tavolino dello spogliatoio. Peccato che costassero un occhio e non se ne potesse cavare nemmeno dieci soldi. Insomma, si sciupava del gran denaro!

— Per me, osservò la Maloir, sarei contenta d’aver ogni giorno il denaro che a Parigi gli uomini spendono in fiori per le donne.

— Lo credo. è una pretesa da poco! brontolò la Lerat. Basterebbe anche quello che costa il filo... Cara mia, sessanta di dame!

Erano le quattro meno dieci minuti. Zoè si meravigliava,