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Eh! i posti non mancavano, era abbastanza conosciuta; ma sarebbe rimasta con la signora, anche se questa si fosse trovata in istrettezze, perchè credeva al di lei avvenire.

E si diè a precisar i consigli.

Quando si è giovani si manca d’esperienza, si fanno mille sciocchezze. Questa volta bisognava aver occhio, seeglier bene, perchè gli uomini non pensano che alla celia, Oh quanti stavano per accorrere! La signora con una parola potrebbe chetar i creditori e procacciarsi oro a palate.

— Sì, sì, ma tutto ciò non mi dà trecento lire, ripeteva Nana tuffando le dita nei capricciosi riccioli della folta capigliatura. Mi occorrono trecento franchi oggi, subito. È stupido non conoscere qualcuno che vi dia trecento lire.

E cercava, ruminava.

Essa avrebbe mandato subito a Rambouillet da madama Lerat, ch’ella aspettava quell’istessa mattina. Il capriccio contrastato le guastava il trionfo del giorno innanzi.

Fra tutti quegli uomini che l’avevano applaudita, non se ne troverebbe dunque uno che le desse quindici luigi! E poi non si poteva accettare del denaro lì per li. Dio buono, quant’era infelice!

E tornava sempre al suo Gigino, che aveva gli occhi azzurri come un cherubino, che balbettava; «Mamma,» con voce sì singolare da morirne dalle risa,

In quel punto si fece udire il campanello elettrico dell’anticamera colta sua vibrazione rapida e tremolante.

Zoè andò ad aprire e tornò mormorando con fare confidenziale:

— È una donna.

Aveva veduto venti volte quella donna, ma ostentava di non riconoscerla e di ignorare quali fossero i suoi rapporti colle signore che si trovano nell’impiccio.

- M’ha detto il suo.. madama Tricon.

— La Tricon! sclamò Nana. To, è vero. L’avevo scordata un Fatela entrare.

Zoè introdusse una signora attempata, d’alta statura, con lunghi ricci, che aveva il contegno d’una contessa cha: frequenti gli studi d’avvocato. Pòi uscì, sparve, senza rumore,