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— Allora sapete dove sta di casa?

La domanda, fatta a lui, giungeva così cruda, che ebbe veglia di rispondere con una ceffata.

— No, disse asciutto.

E voltò le spalle. Il biondino comprese che aveva commesso una sconvenienza; si fe’ ancora più rosso e restò tutto stravolto. Battevano i tre colpi, le guardiane si ostinavano a restituire i vestiti, cariche di pelliccie e di pastrani, in mezzo alla folla che rientrava.

All’alzar del sipario la claque applaudì la scena che rappresentava una grotta dell’Etna, scavata in una miniera d’argento, i cui fianchi avevano lo splendore degli scudi nuovi di zecca; in fondo, la fucina di Vulcano metteva un bagliore di tramonto. Alla seconda scena, Diana se l’intendeva col Nume, che doveva finger un viaggio per lasciar il campo libero a Venere ed a Marte.

Poi, appena Diana era sola, giungeva Venere. Un fremito scosse la sala. Nana era nuda; nuda con placida audacia, sicura dell’onnipotenza della sua carne. Un semplice velo la ricingeva tutta; le sue spalle tonde, il seno d’amazzone, le cui punte rosee tenevansi erette e rigide come lancie, i larghi fianchi che s’agitavano in voluttuose movenze, le coscie da bionda paffuta, tutto quanto il corpo s’indovinava, si vedeva sotto il tessuto leggiero, d’una candidezza di schiuma. Era Venere nascente dall’onda, coi capegli per solo suo velo. E quando Nana alzava il braccio, si vedevano alla luce della ribalta, i peli d’oro delle ascelle» Non vi furono applausi. Nessuno rideva più, le facce degli uomini erano contratte, serie, il naso allungato, la bocca asciutta. Pareva fosse passato sulla platea un soffio leggiero, pregno di sorda minaccia. Ad un tratto, nella fanciullona bonaria, sorgeva la donna, la donna pericolosa, la donna che v’inebbria, vimpazza, che vi spalanca l’abisso ignoto del desiderio. Nana sorrideva tuttavia, ma d’un sorriso acre, un sorriso di divoratrice d’uomini

— Perdio! fe’ semplicemente Fauchery a La Faloise.

Marte, frattanto, accorreva al convegno col suo pennacchio e si trovava fra lo due dee. Seguiva una scena che Prullière recitò con molta finezza. Vezzeggiato da Diana, che voleva