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Egli alzò il capo, sorpreso. Mai non aveva pensato e questa questione di denaro. Se ella mostrasse un desiderio, all’istanteegli la soddisferebbe. L’intera sua sostanza le apparteneva.

— No, è troppo tardi, replicò lei rabbiosamente. A me piacciono gli uomini che danno senza che si domandi... No, vedi, un milione per una sola volta, rifiuterei... È finita, ho altro pel capo... Vattene, o non rispondo più nulla. Commetterei un delitto.

E si avanzava verso di lui minacciosa. In quell’esacerbazione di una buona natura spinta agli estremi, convinta del suo diritto e della sua superiorità sulla gente onesta che la opprimeva, la porta si aprì repentinamente e Steiner si presentò. Fu il colmo. Ell’ebbe un’esclamazione terribile.

— Ah! bene! anche quest’altro, ora!

Steiner, stordito dallo scoppio della sua voce, si era fermato.

La presenza inaspettata di Muffat gli dava noia, poiché temeva una spiegazione, che da tre mesi si studiava di cansare. Si dondolava, impacciato, battendo le palpebre, evitando di guardare il conte; E sbuffava, col viso rosso e sconvolto d’un uomo che ha corso Parigi per recare una buona notizia, e si sente invece cadere in una catastrofe.

— Che cosa vuoi, tu? chiese aspramente Nana, dandogli del tu, infischiandosi del conte.

— Io.. io.. balbettò lui. Ho da consegnarvi ciò che sapete.

— Che cosa?

Egli esitava. Due giorni prima, Nana gli aveva dichiarato Che, se non le trovava mille franchi per pagare una cambiale, non lo riceverebbe altro. Da dye giorni batteva il terreno.

Finalmente, aveva completata la somma, il mattino stesso.

— Le mille lire, finì col dire, cavando di tasca una busta.

Nana l’aveva scordato.

— Le mille lire? gridò. Domando io forse l’elemosina? To! ecco cosa ne faccio delle tue mille lire!

E prendendo la busta, gliela scaraventò in faccia, Da ebreo prudente, egli la raccolse faticosamente, guardando la giovane inebetito. Muffat scambiò seco lui uno sguardo disperato, mentr’ella mettevasi i pugni sui fianchi per vociare più forte