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sero delle oche, si darebbero, per conservarvi, la stessa briga che noi prendiamo per avervi... Tutto questo, non è che delle smorfie... Ecco, bimbo mio, mettiti questo in tasca.

— Non istate a parlare delle donne oneste, diss’egli duramente. Voi non le conoscete.

D’un colpo Nana si rialzò sulle ginocchia.

— Non le conosco! Ma se non sono nemmanco pulite le tue donne oneste! No, non sono pulite! Ti sfido di trovarne una che osi mostrarsi, come io mi trovo là, in questo momento... Affè! mì fai ridere con le tue donne oneste! Non mi fare andar fuori dei gangheri, non costringermi a dirti delle cose, che rimpiangerei in seguito d’averti detto.

Il conte, per tutta risposta, masticò sordamente fra’ denti una ingiuria.

A sua volta Nana si fe’ bianca. Lo guardò fisso per alcuni secondi, senza parlare. Poi, colla sua voce chiara:

— Che faresti, se tua moglie t'ingannasse?

Egli ebbe un gesto minaccioso.

— Ebbene! e se t’ingannassi io?

— Oh! tu, mormorò lui, stringendosi nelle spalle.

Di certo, Nana non era cattiva. Fin dalle prime parole, ella resisteva alla voglia di buttargli in faccia la sua posizione di becco. Avrebbe voluto parlargli in proposito, confidenzialmente, con calma. Ma alla fin fine, egli la Inaspriva, era tempo di finirla.

— Quand’è così, riprese, non so che diavolo tu faccia in casa mia... Mi fai stragger di noia da due ore... Va piuttosto a trovar tua moglie, che è occupata con Fauchery. Sì, per l’appunto, via Taitbout, all’angolo di via Provenza... Ti dò anche l’indirizzo, vedi. Poi, trionfante, vedendo Muffat rizzarsi vacillante, come un bue colpito dalla mazza del beccalo:

— Se le donne oneste si mettono a farci concorrenza, e ci rubano i nostri amanti!... In verità, si fanno onore, le donne oneste!

Ma non potè continuare. Con una mossa rapida e terribile, egli l’aveva gettata a terra, lunga, distesa; e, alzando il tacco, voleva schiacciarle la testa per farla tacere. Per un momento, essa ebbe una paura orrenda. Lui, acciecato, fre-