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chese, inquieto, temendo qualche burla da parte di quelle signore, aveva strappato un filo d’erba che attorcigliava fra le dita. Solo Vandeuvres, rimasto un po’ in disparte, salutò, con un moto delle palpebre, Lucia, che passando gli sorrideva..

— Badate! disse Venot, ritto dietro il conte.

Questi, turbatissimo, seguiva con lo sguardo quella visione di Nana che gli sfuggiva dinanzi. Sua moglie si-era voltata lentamente e lo esaminava. Egli allora chinò lo sguardo al suolo, come per sottrarsi alla foga dei cavalli galoppanti che gli strappavano le carni ed il cuore. Avrebbe urlato di:dolore; poichè vedendo Giorgio sepolto sotto le gonnelle di Nana, aveva indovinato îl vero. Un ragazzo! Essa gli préferiva: m ragazzo! quell’idea gli spezzava il cuore!

Di Steiner non si curava: ma quel ragazzo!

La signora Hugon, però non aveva ravvisato Giorgio -a tutta prima. Lui, nel traversare il ponte, sarebbe balzato nel fiume, se le ginocchia di Nana non l’avessero trattenuto: gli era sorta anche un’altra idea: celarsi sotto i di lei vestiti. Ma la rapidità dell’avventara lo paralizzava; era già troppo tardi.

Allora, gelido, bianco come un ceencio di bucato, rimas& lì "stecchito, non guardando alcuno. Forse non lo si vedrebbe.

— Ah! Dio mio! disse all’improvviso la vecchia signora, gli è Giorgio che è con lei!

Le carrozze erano passate, in mezzo al naturale imbarazzo dì gente che si conosce e non si saluta. Quel penoso incontro, così rapido, pareva fosse stato eterno.

Ed ora le ruote trasportavano con maggiore slancio nella campagna tepida e biondeggiante, quelle carrozzate di fanciulle, cui l’aria libera sferzava la fronte; si vedevano ondeggiare dei lembi di vestiti smaglianti, le risa tornavano a vibrare con celie e sguardi lanciati all’indietro su quella brigata-di persone ammodo, rimaste sul margine della strada, con’ faccia indispettita. Nana, voltandosi potè scorgere i passeggiatori rimaner incerti per un momento, eppoi tornar indietro, senz’attraversare il ponte. La signora Hugon si appoggiava al braccio del conte Muffat, muta e così triste, che nessuno ardiva consolarla.