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La contessa Sabina, che l’aveva udito, volse lentamente la testa, ed i loro occhi si incontrarono con uno di quei lunghi sguardi, con cui si esploravano prudentemente, prima dell’arrischiarsi.

Di solito, dopo colazione, si andava in capo al parterre sopra una terrazza che dominava la pianura. In quella domenica il pomeriggio era deliziosamente tepido. Verso le dieci minacciava di piovere, ma poi il cielo, senza coprirsi, s’era fuso in una nebbia lattea, in una specie di polvere luminosa tutta bionda di sole.

Allora la signora Hugon propose di scendere dalla porticina della terrazza e di far una passeggiata a piedi dalla parte di Gumières fino alla Choue;; essa passeggiava molto volentieri, assai vivace ancora per i suoi sessant’anni.

Tutti, del resto, protestavano che non si aveva bisogno di carrozza.

S’arrivò così, un po’ sbandati, fino al sini di legno, get- 0 tato sul fiumicello; Fauchery e Daguenet erano dinnanzi colle signore Muffat: il conte ed il marchese venivano poi, ai lati della signora Hugon, mentre Vandeuvres, col solito suo viso composto ed annoiato, su quella strada maestra, veniva in coda fumando uno zigaro. Il signor Venot, or rallentando or affrettando il passo, passava da un crocchio all’altro, con un sorriso come per sentir tutto.

— E quel povero Giorgio che è a Orleans! ripeteva la signora Hugon. Ha voluto consultar per le sue emicranie il vecchio dottor Tavernier, che non esce più.... Sicuro, è partito alle sette, prima che voi altri foste alzati. Ciò gli servirà se non altro di svago.

Ma s’interruppe per dire:

— To! perchè si ferman sul ponte, coloro!

Infatti, le signore Muffat, Daguenet e Fanchery rimanevano immobili in capo al ponte, sospesi, come se qualche ostacolo li preoccapasse. Però la strada era libera.

— Avanti! gridò il conte.

Essi non si mossero, fissando qualche cosa che giungeva e che gli altri non potevano ancor vedere, La strada, svoltava, fianecheggiata da una folta cortina di pioppi. Però si udiva un