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Egli diè un sussulto; rispose, arrossendo, che sura benone, e serbò la sua attitudino languida ed ancor voluttuosa da ragazza che ha ballato troppo.

— Che cos’hai lì, al collo? riprese.la vecchia signora shigottita. Vedo un segno rosso.

Egli si turbò e balbettò. Non sapeva affatto, non sentiva nulla al collo. Poi, tirando in su il solino:

— Ah! sì, disse, un insetto che mi ha punto.

Il marchese di Chonard aveva gettato uno sguardo obbliquo sul segno rosso. Anche Muffat guardò Giorgio. Intanto si finiva d’asciolvere, regolando progetti di gite. Fauchery era sempre più scosso dalle risate della contessa Sabina: mentre le passava un piatto di frutta, le loro mani si toccarono; ed essa, per un attimo, gli fissò in volto due occhi così neri,.

ch’egli pensò di nuovo a quella confidenza ricevuta in una sera d’ubbriachezza.

Poi non era più la- stessa; qualche cosa s’accentuava maggiormente in lei, la sua veste di seta grigia, molle - intorno alle sue spalle, metteva um certo abbandono nella sua fina e nervosa eleganza.

All’uscir di tavola Daguenet restò indietro con Fauchery, per farsi beffe crudelmente di Estella — «un bel manico di granata da caèciar nel letto di un marito.» Ma sì fece serio quando il giornalista ebbe accennata la cifra della dote: quattrocentomila lire.

— E la madre? chiese Fauchery. Eh! molto chic!

— Oh! quanto a quella lì non c’è che dire. Sarei ai suoi ordini... Ma non c’è mezzo, amico mio.

— — Baie! chi può saperlo?... Bisognerebbe vedere.

Quel giorno non si poteva uscire perchè diluviava. Giorgio era sparito, s’era chiuso a doppio giro di chiave nella sua.

camera. Quei signori evitarono di spiegarsi tra di loro, benchè nessuno s’illudesse sui motivi che li riunivano, Vandeuvres, il quale aveva perduto una grossa somma al giuoco, aveva avuto realmente l’idea di venire alla campagna con la speranza che la vicinanza di un’amica gli MRDRGLIaOne d’annoiarsi.

Dagueriet, che dopo la storia di Steiner, teneva il broncio