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lui. Una lampada illuminava la stanza, il fuoco gettava una gran fiamma. — Non si asciugherà mai più, si piglierà un raffreddore disse Nana, vedendo Giorgio rabbrividire.

E non avere neanco un paio di calzoni! Stava per richiamar il giardiniere, quando le balenò un’idea. Zoò, che apriva i bauli nel gabinetto di toeletta, recava alla signora della biancheria per mutarsi, camicia, gonnelle, una veste da mattina.

— Benone! benone! gridò la ragazza. Zizi può vestirsi con questa roba. Non ti metton disgusto eh! le mie robe?... Quando i tuoi vestiti saranno asciutti, tornerai a metterli e te ne andrai presto presto per non essere sgridato dalla mamma... Spicciati, vo’ anch’io a mutarmi di panni.

Quando, dieci minuti dopo, ricomparve in veste da camera, battè le mani tutta contenta.

“— Oh! l’amorino! cum’è grazioso vestito da donna!

Egli non aveva messo che una camicia da notte a ricami, un paio di calzoncini pure ricamati, un accappatoio lungo di battista, guarito di trine. Così vestito, pareva una ragazza, «con le sue braccia nude da giovine biondo, ed i capelli dorati, umidi ancora, che gli cadevano sul collo.

-— Gli è che è sottile come me, vedete mo’! disse Nana, cingendogli la vita. Zoè, vieni a vedere come sta bene... È fatto per lui! tranne in alto dove il corpetto è troppo largo... Non ne ha quanto me, questo povero Zizi...

— Eh? sicuro, mormorò Giorgio sorridendo, me ne manca un pochino.

Tutti e tre ridevano allegramente. Nana s’era messa ad abbottanare l’accappatoio da cima a fondo perchè egli fosse più decente. Voltava Giorgio come una bambola, gli dava buffetti, gli faceva gonfiar le gonnelle di dietro, interrogarRdolo, domandandogli se si trovava bene, se aveva caldo.

— Caldo, oh! sì. Nulla teneva più caldo d’una camicia da donna. Se avesse potuto, ne avrebbe portato sempre. E 8’a gitava, s’avvolgeva in quei panni, lieto della morbidezza e della finezza di quella biancheria, di quell'abbigliamento