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bianchezza leggermente dorata, con riflessi morbidi di seta.

Altre signore tranquille, agitavano languidamente i ventagli, seguendo con lo sguardo gli ondeggiamenti della folla; mentre dalle sedie d’orchestra, gli eleganti, col panciotto sparato fino alla cintola e una cardenia all’occhiello, puntavano sulla folla, colle dita inguantate, i loro binoccoli.

Allora i due cugini si diedero a cercare delle conoscenze fra la folla.

Mignon e Steiner erano insieme in una baignoire, appoggiati al davanzale, l’uno accanto all’altro. Bianca di Sivry sembrava riempiere da sola puo dei proscenii della prima fila a sinistra. Ma La Faloise s’interessò sopratutto di Daguenet, il quale occupava una poltrona d’orchestra, due file davanti la sua. Vicino a lui un giovinetto diciasettenne al massimo, che pareva fuggito allora di collegio, spalancava i suoi grandi occhi da cherubino.

Fanchery ebbe un sorriso guardandolo.

— Ma dimmi un po’, chiese ad un tratto La Faloise, chi è quella figura là in alto nel palchettone? Quella che ha con sé una ragazza vestita di celeste.

Egli indicava una donna grassa; strozzata nel busto, una ex-bionda divenuta bianca e ritinta di giallo, la cui faccia rotonda, arrossata dal belletto, si gonfiava sotto una vera pioggia di riccioli da bambina.

— È Gaga, rispose Fanchery.

E, siccome questo nome pareva intontire il cugino, soggiunse:

— Non conosci Gaga? Ella ha fatto la delizia dei primi anni del regno di Luigi Filippo. Ora la si strascina sempre dietro sua figlia.

La Faloise non degnò d’uno sguardo la ragazza.

La vista di Gaga lo impressionava, e i suoi occhi non potevano staccarsi da lei; la trovava ancora assai piacente, ma non osò esprimere il suo parere.

In quella il direttore d’orchestra levava in alto la bacchetta, e i suonatori davano principio alla sinfonia.

Il pubblico continuava ad entrare, l’agitazione e il fracasso crescevano.