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maglie di ferro, rischiarava la scena d’una larga striscia di luce. Muffat sovratutto, il quale non aveva mai visitato le quinte d’un teatro, stupiva, preso da un disgusto, da una ripugnanza indefinibile mista a paura. Alzava gli occhi verso la véòlta, dove altre saette coi becchi di gas a mezza fiamma, mettevano costellazioni di piccole stelle azzurrognole, nel caos delle sbarre, dei fili d’ogni grossezza, dei ponti volanti, degli scenarii distesi in aria come immense tele sciorinate.

— Caricate! gridò ad un tratto il capo dei macchinisti.

Bisognò che il principe stesso prevenisse il conte. Scendeva ana tela. Si preparava la scena del terzo atto, la grotta del monte Etna. Parecchi uomini piantavano pali nelle costiere, altri prendevano le impennate poggiate contro i muri del palco scenico e le attaccavano ai pali con grosse corde. In fondo per produrre il colpo di luce che mandava la facina ardente di Valcano, un lampista aveva stabilito un portante di cui accendeva i becchi, velati da cristallo rosso. —

Era una confusione, uno scompiglio apparente, in cuii menomi movimenti erano regolati; mentre, in quella fretta, il suggeritore passeggiava a piccoli passi, per sgranchirsi le gambe.

— Vostra Altezza mi colma di onore, diceva Bordenave, ripetendo gli inchini. Il teatro non è ampio... Si fa quello «che si può... Ora, se Vostra Altezza sj degna seguirmi...

Già il conte Muffat, si dirigeva verso il corritoio dei came«rini. Il pendio alquanto rapido del palcoscenico l’aveva sorpreso e la sua inquietudine proveniva in gran parte da quell’impiantito ch’ei sentiva mobile sotto i suoi passi: dai trabocchetti, rimasti aperti, si vedeva il gas che ardeva sotterra, ove s’agitava una vita sotterranea, con profondità tenebrose, voci d’uomini, soffii umidi di cantina.

Ma mentre stava risalendo, un incidente lo fermò.

Due donnine, già vestite pel terzo atto, discorrevano “ora davanti al foro del sipario.

L’una colle reni tese allargando con le dita il Du per veder meglio, cercava qualcuno in platea,

— Lo vedo, disse all’improvviso. Oh! quel porco!

Bordenave, scandalezzato, dovette farsi forza per non darle