Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/127


— 123 —

un atto e l’altro, i suoi complimenti a Nana nel suo camerino.

Mentre li conduceva sul teatro venne a passar il diretiota:

— Incollate un’ammenda subito a quelle rozze di Fernanda.

e di Maria, ruggì Berdenave.

Poi, calmandosi, studiandosi di assumere una dignità da padre nobile, soggiunse, dopo essersi asciugato la faccia col fazzoletto:

— Vo’ a ricever Sua Altezza.

Il sipario veniva calato fra una salva prolungata d’applausi.

D’un subito vi fu uno sbandarsi, un correre disordinato, nella penombra del palcoscenico che la ribalta non illuminava più; gli artisti ed i figuranti si affrettavano a tornar.

nei loro camerini, mentre i macchinisti toglievano rapidamente le decorazione della scena.

Clarissa e Simona erano rimase in fondo, discorrendo sot

tovoce.

— In scena, fra due repliche, avevano combinato un’affare; Clarissa, ben ponderata la cosa, preferiva non veder la Faloise, il quale non si decideva ancora a lasciarla, per pigliarsi Gaga. Era più spiccia che Simona gli spiegasse che non era lecito avviticchiarsi così ai panni d’una donna. Insomma gli avrebbe dato il benservito,

Allora Simona, vestita da lavandaia d’operetta, le spalle coperte da una pelliccia, scese la scaletta a chiocciola, dalle umide pareti, dagli scalini unti, che metteva alla loggia della.

custode, È

Quello stambugio, posto tra la scala degli artisti e quella.

dell’amministrazione, chiuso a dritta ed a sinistra da tramezzi ad invetriata, sembrava una gran lanterna trasparente, ove ardevano violenti duo fiamme a gas. In una casella.

stavan lettere e giornali ammonticchiati. Sulla tavola c’erano:

dei mazzi enormi di fiori, accanto a piatti sudici, dimenticati:

o ad un vecchio corsetto a cui la custode rifaceva gli occhielli. Ed in mezzo a quel disordine di lurida soffitta, dei signori della buona società, in guanti, attilati, occupavano del quattro vecchie scranne di paglia con aria paziente e docile,