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— Guarda, guarda la cifra, Bianca! Che bel lavorino! Dev’essere la cifra che ha fatto costare tanto la montatura!

Era una bella donna, di quarant’anni sonati, la signora De Boves: con un portamento da dea, faccia larga regolare, occhioni dormienti. Il marito, ispettore generale degli stalloni, l’aveva sposata per la bellezza. Sembrava ora tutta commossa dalla delicatezza di quei ghirigori della cifra, quasi presa da un desiderio che le velava la luce dello sguardo. E a un tratto:

— Che ve ne pare, signor Mouret? — chiese è troppo cara, duecento franchi, questa montatura?

Il Mouret era rimasto in piedi, tra le cinque signore, sorridendo e prendendo viva parte a ciò ch’esse dicevano. Si fece dare il ventaglio, l’esaminò, e stava per dir la sua quando il servitore aprí la porta annunziando:

— La signora Marty.

Entrò una signora magra, brutta, butterata dal vaiolo, vestita con un’eleganza complicata. Non si poteva dire che età avesse; i suoi trentacinque anni parevano quaranta o trenta, secondo la febbre nervosa che l’animava: le pendeva dalla destra una borsa di pelle rossa, che non aveva voluto lasciare nell’anticamera.

— Scusate, — diss’ella ad Enrichetta — se con questa borsa... Figuratevi che, mentre venivo da voi, sono entrata al Paradiso, ho fatta una delle mie solite pazzie, e la borsa non ho voluto lasciarla giú nel legno per paura me la rubassero.

Ma s’accorse che c’era il Mouret, e ridendo riprese:

— Ah! non l’ho detto mica per trovarvi av-


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