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L’avrebbe avuto il posto? Non arrivava nemmeno a capirlo, perché, impicciata a quel modo, non le era riuscito stare attenta. Di tutte le sue sensazioni, due persistevano, e a poco a poco cancellavano le altre: il turbamento, tanto forte da esser quasi paura, provato da lei nel vedere il Mouret; la cortesia dell’Hutin che era stata la sola gioia di tutta la mattinata, un ricordo di cara dolcezza che la riempiva di gratitudine. Quando traversò il magazzino per andarsene, guardò se c’era quel giovinotto, contenta nel proposito di ringraziarlo di nuovo con un’occhiata, e le dispiacque non vederlo.

— E cosí, signorina, sono andate bene le cose? — le domandò una voce commossa, quando ella si trovò finalmente sul marciapiede.

Si voltò, e riconobbe il giovinotto pallido e dinoccolato che la mattina le aveva rivolta la parola. Anche lui usciva dal Paradiso delle signore e pareva piú sbalordito di lei, ancora sossopra per le domande che gli erano state fatte.

— Dio mio! non ne so nulla, signore! — rispose.

— Come me, allora. Là dentro hanno una certa maniera di guardare e discorrono in un certo modo! Io ho domandato d’entrare nella sezione delle trine. Esco dal Crèvecoeur, in Via del Mail.

Eran di nuovo l’uno in faccia all’altra; e, non sapendo come fare a separarsi, diventarono rossi tutt’e due. Poi il giovane, tanto per dire qualche altra cosa nell’eccesso della sua timidità, osò domandare con quella sua aria maldestra e bonacciona:

- E lei, signorina, come si chiama?

— Dionisia Baudu.


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