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il paradiso delle signore

gono; per cui... signorina Prunaire, datemi il registro.

Non lo trovarono subito; doveva essere nelle mani dell’ispettore Jouve. Mentre la grande Clara stava per andare a cercarlo, capitò il Mouret sempre seguito dal Bourdoncle. Compievano allora il giro delle sezioni del magazzino; avevano attraversato le trine, gli scialli, le pellicce, la mobilia, la biancheria, e finivano con le manifatture. La signora Aurelia si tirò da parte, chiacchierò un po’ con loro d’un’ordinazione di paltoncini che pensava di fare ad uno dei piú grossi fabbricanti di Parigi; quasi sempre comprava direttamente e sotto la sua responsabilità, ma, per le compre importanti, le pareva meglio consigliarsi con la direzione. Dopo, il Bourdoncle le raccontò la nuova scapataggine del figliuolo, Alberto, ed ella parve andare in smanie; quel ragazzo, o prima o poi l’avrebbe fatta crepare; almeno il marito, se non era mai stato un’aquila, aveva però un gran fondo di onestà e di serietà. Tutta quella dinastia dei Lhomme, di cui ella era il capo riverito, qualche volta le dava tanto da penare!

Il Mouret, sorpreso di ritrovare Dionisia, si voltò per domandare alla signora Aurelia come mai quella ragazza era lí: e quando l’altra ebbe risposto ch’era una per l’ammissione, il Bourdoncle, col suo solito disprezzo per le donne, parve sdegnato da quella pretesa.

— Via, via, questo è uno scherzo: è troppo brutta!

— Sí, è vero, non ha nulla di bello — rispose il Mouret non osando difenderla, per quanto ricordasse ancora con piacere l’estasi della fanciulla dinanzi alla mostra.


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