Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/73


il paradiso delle signore

abbiano un vitto sano e abbondante; ne parlerò al cuoco.

E cosí il richiamo del Mignot fu gettato nel dimenticatoio. Allora, tornati là donde avevan prese le mosse, ritti accanto alla porta, in mezzo agli ombrelli e alle cravatte, il Mouret e il Bourdoncle ricevettero il rapporto dei quattro ispettori incaricati di sorvegliare il magazzino.

Il vecchio Jouve, capitano decorato a Costantina, bell’uomo ancora, col suo nasone sensuale e la sua calvizie maestosa, riferí loro d’un addetto alla vendita che, per un semplice rimprovero fattogli da lui, gli aveva dato del «rimbambito». E il venditore fu licenziato lí su due piedi.

Nel magazzino, intanto, nessun avventore. Solamente le massaie del quartiere traversavano le gallerie deserte. Sull’uscio, l’ispettore che segnava l’arrivo degl’impiegati aveva chiuso il registro e scriveva a parte i nomi di quelli in ritardo. Era l’ora che gli addetti si mettevano nelle sezioni spazzate e pulite dai garzoni fin dalle cinque. Ciascuno poneva da parte cappello e soprabito, soffocando uno sbadiglio, col viso ancora insonnolito. Chi nel chiacchierare si guardava attorno quasi per prepararsi alla nuova giornata di lavoro; chi adagio adagio scopriva le mercanzie che la sera innanzi aveva ben ripiegate e coperte d’un panno verde. E le stoffe apparivano disposte in simmetria; tutto il magazzino era lucido e bene in ordine, nell’allegrezza della mattina, finché il tumulto della vendita lo buttasse all’aria un’altra volta e lo ingombrasse d’un rovescio di tele, panni, sete, trine.

Sotto la luce viva della sala centrale, al banco delle sete, due commessi discorrevano fra loro;


71