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il paradiso delle signore

triplicherebbe, e siccome il mio interesse è d’incassar molto...

Ma il Bourdoncle stava serio, a labbra strette. Un tanto per cento toccava pur a lui, ma sull’utile totale; e non gli conveniva davvero ribassare i prezzi. Il suo compito consisteva appunto nel sorvegliare i conti delle fabbriche, perché il Bouthemont non vendesse a prezzo scadente con lucro troppo mite per crescere lo spaccio. Di piú, la inquietudine di dianzi gli rinasceva davanti a quel desiderio di vendere per vendere, tanto per crescere la fama del magazzino; in tutto questo almanacchio non ci vedeva chiaro, e osò palesare il suo malcontento dicendo:

— Se la diamo a cinque e sessanta, è come darla a scapito, perché bisogna contare le spese che non sono piccole... La venderebbero sette lire dappertutto.

Il Mouret a quelle parole s’indispettí. Diè della mano aperta sulla seta, e gridò nervosamente:

— Lo so, e per questo, proprio per questo, voglio regalarla alle signore!... Voi, mio caro, ve lo dico io, le donne non le capirete mai. Non vi riesce di capacitarvi che questa benedetta seta se la leticheranno l’una con l’altra?

— Sicuro! — interruppe il socio che s’incaponiva. — Ma piú se la leticheranno, e piú ci rimetteremo noi.

— Ci rimetteremo qualche centesimo, sta bene. Ma poi? Ci sarà da lamentarsi se si tirano qui tutte le donne, sedotte, affollate innanzi al mucchio delle nostre mercanzie, a votare il portamonete senza nemmeno fare i conti? Smuoverle bisogna, caro mio, quello è il punto! e per questo ci vuole qualcosa che lusinghi e, come si dice, faccia epoca. Per esempio: la nostra «Pel-


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