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s’era che al principio! Alcuni, al padre che non ne poteva già piú, predicevano che in seguito il figliuolo avrebbe riscosso chi sa quanto mai!

Il Bourdoncle, intanto, presa una pezza di seta, ne esaminava il tessuto con attenzione da uomo che se ne intende. Era una faille col vivagno azzurro e argento, la famosa stoffa «Parigi-Paradiso» su cui il Mouret fondava grandi speranze.

— È proprio buona — mormorò il socio.

— Se fosse solamente buona! — disse il Bouthemont — ma, se Dio vuole, pare anche piú bella che non sia buona! Per farci di queste cose non ci è che il Dumonteil... Il Gaujean, quando mi ci ruppi l’ultima volta che andai a trovarlo, era disposto a metterci attorno cento telai, ma voleva venticinque centesimi di piú, al metro.

Quasi tutti i mesi, il Bouthemont dava cosí una corsa alle fabbriche, vivendo giornate intere a Lione; albergava nelle migliori locande, con l’ordine di trattare con i fabbricanti senza badare a prezzi. Godeva, d’altra parte, d’una libertà assoluta; comprava quando e come gli pareva, purché ogni anno aumentasse in una proporzione prestabilita la parte di commercio che gli spettava. Anche su questo aumento aveva il suo tanto per cento.

— Dunque è fissato; — riprese a dire — la mettiamo a franchi cinque e sessanta... quasi ciò ch’è costata a noi...

— Sí, sí, cinque e sessanta! — disse vivacemente il Mouret. — E se fossi solo, la venderei a scapito.

Il capo della sezione ruppe in uno scroscio di risa.

— Oh! per me ci sto!... Cosí la vendita si


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