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zola |
nuto da quella pazzia; se la sentiva la forza, lei, di trattenerlo!
Il Mouret, che non ne poteva piú, la stava a sentire, ripetendo con passione:
— Voglio... voglio... voglio!...
— No, è impossibile! E i miei fratelli? Ho giurato di non prender marito; non posso mica portarvi due ragazzi!
— Saranno fratelli anche miei... Dite di sí, Dionisia...
— No, no!... Oh!... lasciatemi andare... soffro troppo!...
A poco a poco egli si sentiva venir meno: quell’ultimo rifiuto gli faceva dar di volta al cervello. Come! anche ora diceva di no? Sentiva lontano il rumore dei suoi tremila impiegati che agitavano la sua ricchezza da re, a piene mani. E quel milione stupido era lí! Ne pativa come fosse un sarcasmo; l’avrebbe buttato dalla finestra.
— Andatevene pure... — disse rompendo in uno scoppio di pianto. — Andate da quello che amate... è giusto. Me l’avevate detto, voi; e io lo dovevo sapere, e non darvi piú noia.
Lei era rimasta atterrita dalla violenza della sua disperazione. Il cuore le si schiantava. Allora, come una bambina, gli si slanciò al collo, singhiozzando anche lei e balbettando:
— Oh! signor Mouret, io non voglio bene che a voi!
Un ultimo frastuono salí dal Paradiso delle signore come l’acclamazione lontana d’una moltitudine. Il ritratto della Hédouin seguitava a sorridere. Il Mouret era caduto a sedere sul ban-
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