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vaganze lo metteva fuor di strada. La sua men te logica, fredda, calcolatrice, non aveva ancora capito quanto un po’ di lenocinio giovi al buon successo, né come Parigi cada spesso in braccio al piú ardito.

Stettero un po’ in silenzio. Non si sentiva altro che lo scricchiolio di penna, del Mouret. Poi, dietro le domande che egli fece in poche parole, il Bourdoncle diè notizie sulla grande apertura della vendita delle «novità invernali» che doveva cominciare il lunedí seguente. Era un affare grosso; il magazzino arrischiava la propria fortuna, perché nelle voci che correvano per il quartiere c’era un fondo di verità.

Il Mouret si buttava sventatamente in speculazioni, fastosamente, colossalmente, come se ogni ostacolo dovesse sgretolarsi sotto lui. Quel senso nuovo del commercio, quell’apparente fantasia fra l’aridità del dare e dell’avere, avean già dato, a suo tempo, un po’ di pensiero alla signora Hédouin, e, anch’oggi, per quanto fosse piú volte riuscito a bene, costernava di quando in quando gli azionisti. Si bucinava ch’era un’imprudenza andar lesti in quel modo; accusavano il padrone d’avere ingrandito con gran rischio i magazzini, prima di poter fare assegnamento sopra una clientela maggiore; tutti tremavano a vederlo, per cosí dire, giocar sopra una carta, ed empir le stanze di mucchi di mercanzie, senza tenersi in cassa un soldo di riserva. Cosí, per questa apertura della vendita, dopo le somme abbastanza notevoli pagate ai muratori, il capitale era impegnato tutto quanto: bisognava anche questa volta vincere o morire. Ma, in mezzo a quel turbamento, egli seguitava ad essere tranquillo e gaio, sicuro di far milioni, come un uomo ado-


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