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stava che le dicesse addio. Il Bourdoncle, che l’aveva raggiunto, pareva meno inquieto, studiandolo ancora con la coda dell’occhio.

Dionisia era tornata dalla Bourdelais:

— E questo mantello torna bene?

— Sí, sí, benissimo... Per oggi, basta. Quanto costano questi monelli!

Allora Dionisia poté ascoltare in pace Gianni ed accompagnarlo per le sezioni dove, da sé, avrebbe perduto la testa. Si trattava, prima di tutto, d’un paltoncino avana che Teresa, dopo averci pensato meglio, voleva cambiare con un altro eguale, ma bianco. E Dionisia, preso l’involto, andò coi fratelli alle «vesti».

La sezione aveva esposti tutti i vestiti chiari, giacchette e mantiglie di estate, di seta leggiera o lana di fantasia. Ma c’era poca vendita, e, relativamente, poca folla. Quasi tutte le ragazze erano nuove. Clara era scomparsa da un mese; secondo alcuni, rapita dal marito d’una cliente; secondo altri, finita dove doveva finire. Margherita stava invece per andare a prendere la direzione del negoziuccio di Grenoble, dove l’aspettava il cugino. Soltanto la signora Aurelia restava lí immobile nella corazza rigonfia del vestito di seta, col viso d’imperatrice, giallognolo come un marmo antico. Ma la cattiva condotta del figliuolo la tormentava; e si sarebbe ritirata in campagna, se non fosse stato per le spese pazze di quel gozzovigliatore che minacciava con i suoi denti terribili mangiarsi pezzo per pezzo tutti i beni di Rigolles. Era quasi la rivincita della famiglia distrutta, mentre la madre avea ricominciato le scampagnate colle amiche, e il padre, dal canto suo, seguitava a sonare il corno. Il Bourdoncle guardava di già la signora Au-


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