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il paradiso delle signore

tre Dionisia si sforzava a infilargli una giacchetta di mussolina di lana:

— Sta’ un po’ fermo!... Non sarà un po’ stretta?

E col suo sguardo limpido di donna che non si lascia imbrogliare, esaminava la stoffa, la fattura, e guardava sopra e sotto le cuciture.

— No, no, sta bene! — aggiunse subito — a vestirli, questi piccini, ci vuole una fatica... Ora vorrei un mantello per questa figliuola.

Dionisia, con tutta quella gente, aveva dovuto mettersi anche a vendere. Cercava il mantello, quando diè in un’esclamazione di sorpresa:

— Come! sei tu? che c’è?

Suo fratello, Gianni, le stava dinanzi con un involto nelle mani. Aveva moglie da otto giorni; e il sabato innanzi, la moglie, una brunetta col viso capriccioso e carino, aveva fatto una larga visita al Paradiso delle signore per delle compre. Gli sposi dovevano andare con Dionisia a Valognes, un vero viaggio di nozze; un mese di vacanza nei ricordi del passato.

— Figurati che Teresa s’è scordata d’un monte di cose! — rispose lui. — Bisogna cambiarne alcune e pigliarne altre... E ha mandato me... Ti spiegherò io...

Ma lei l’interruppe, accorgendosi di Beppino:

— To’! e te? e il collegio?

— Come si fa! — disse Gianni — ieri sera, di domenica, non ebbi il coraggio di riportarlo. Lo riporterò stasera... N’ha abbastanza questo povero figliuolo di restar chiuso a Parigi, mentre noi laggiú faremo le belle passeggiate!

Dionisia, per quanto dentro soffrisse, sorrideva. Affidò la Bourdelais a una ragazza, e tor-


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