Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/552


zola

taglia d’indecisione e dolore. Il sangue gli ribolliva; vedeva tutto rosso, a volte; e gli passava pel capo di prendere Dionisia, stringerla, tenerla con sé, soffocarne le grida. Poi volle ragionare, e cercò i mezzi per impedirle d’andarsene; ma cozzava sempre contro la sua impotenza, con l’odio della sua forza e del suo denaro che gli erano inutili.

Un pensiero cresceva tra pazzi disegni, e, per quanto egli ne repugnasse, gli s’imponeva a poco a poco. Dopo la morte della Hédouin aveva fatto proponimenti di non riammogliarsi, perché doveva a una donna la origine della sua fortuna, e voleva ormai accrescerla con le donne. Aveva, come il Bourdoncle, la superstizione che il capo d’un gran magazzino dev’essere celibe, se vuol serbare intera la sua maschia potenza sui desideri del popolo dei clienti: una donna avrebbe cangiata l’aria, e cacciate con l’odor suo tutte le altre donne. E resisteva alla logica invincibile dei fatti, preferendo di morire piuttosto che cedere, assalito da furie improvvise contro Dionisia, sentendo bene ch’ella era la rivincita, temendo di cader vinto sui suoi milioni, spezzato come una paglia dall’eterno femminino, il giorno del suo matrimonio. A poco a poco, invece, si raddolciva e discuteva la sua repugnanza: perché aver paura? era tanto buona, tanto giudiziosa, che avrebbe potuto abbandonarsi a lei senza alcun timore! Venti volte all’ora ricominciava la battaglia nell’anima sua straziata: l’orgoglio irritava la piaga, ed egli finiva col perdere quel poco di cervello che gli era rimasto, a pensare che, anche dopo quell’ultima sommissione, se Dionisia amava un altro, avrebbe pur risposto di no. La mattina della grande esposi-


550