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il paradiso delle signore


— Ho visto, stanotte al ballo, la signora Desforges: ah! come era bella!...

— E avete cenato insieme? — domandò il socio.

Il Mouret gli diè sulla voce:

— Ma vi pare? è onestissima, caro mio... No, no, ho cenato con Elisa, quella piccina delle Folies... è stupida, sí, ma tanto amena!

Prese un altro fascio di cambiali e continuò a firmare. Il Bourdoncle seguitava a passeggiare su e giú. Dalla vetrata della finestra gettò un’occhiata su Via Nuova di Sant’Agostino, poi tornò indietro e disse:

— Guardate che si vendicheranno.

— Chi? — domandò, pensando ad altro, il Mouret.

— Chi? le donne!

Allora, il Mouret diventò anche piú allegro e diè libero sfogo alla brutalità che sotto a quell’aria di sensuale adorazione aveva nel fondo dell’animo. Con un’alzata di spalle parve affermare che le avrebbe gittate tutte per terra, come sacchi vuoti, il giorno che non avesse avuto piú bisogno di loro per far fortuna.

Il Bourdoncle, cocciuto, ripeté con tono freddo:

— Si vendicheranno... Ce ne sarà una che le vendicherà tutte; o prima o poi deve finire cosí!

— Non aver paura — esclamò il Mouret, esagerando l’accento provenzale. — Quella non è ancora nata, caro mio. E se viene....

Aveva alzata la penna e la brandiva minacciosamente, come se avesse voluto trafiggere un cuore invisibile. Il socio ricominciò a passeggiare, inchinandosi, come faceva sempre dinanzi al padrone, che col suo ingegno e anche con le stra-


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