Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/539

borghese arricchito, alla strada piena di sole e di chiasso della nuova Parigi. S’era, come lo mostravano le figure della pubblicità, ingrassato simile all’Orco delle novelle che con le spalle rompe le nuvole e le attraversa. In quelle figure la Via Dieci Dicembre e le Vie della Michodière e di Choiseul, piene di minuscole persone nere, si allargavano smisuratamente come per dar passaggio ai clienti del mondo intero. Poi, sopra, si vedevano i fabbricati a volo d’uccello, smisuratamente esagerati con i tetti che indicavano le gallerie e le corti a cristalli sotto i quali s’indovinavano le sale, tutto l’infinito di quel lago di vetro e di zinco luccicante al sole. Piú in su, Parigi si stendeva, rimpiccolita, quasi divorata dal mostro: le case, piccine come capanne li intorno, si sparpagliavano poi in una polvere di camini indistinti; i monumenti si vedevano appena; a sinistra due freghi per Notre-Dame, a destra un accento circonflesso per gl’Invalidi, in fondo il Pantheon, vergognoso e sperso, piú piccolo d’una lenticchia. L’orizzonte non era segnato che con un polviscolo di tratti fino alle alture di Châtillon e alla vasta campagna.

Dalla mattina la folla cresceva: nessun magazzino aveva ancora messo sossopra la città con un tal chiasso di pubblicità! Il Paradiso non spendeva ora meno di seicentomila franchi l’anno, tra annunzi, affissi, richiami d’ogni sorta; i cataloghi spediti non erano meno di quattrocentomila, ci volevano piú di centomila franchi di stoffe per tagliuzzarle in campioni, Giornali, muri, orecchi eran pieni di Paradiso, come una mostruosa trombetta che senza mai posa soffiasse ai quattro angoli della terra il frastuono delle grandi esposizioni. La facciata sotto la quale si


537