Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/532


zola

vaso e conquistato. Della gente s’era fermata e discorreva ad alta voce con gli operai che s’arrabbiavano contro quelle bicocche, buone soltanto a ammazzare la gente.

— Signor Bourras... — ripeté Dionisia, cercando di tirarlo da parte. — Non sarete mica abbandonato! si penserà a tutti i vostri bisogni!...

Ma il Bourras rispose fieramente:

— Non ho bisogno, io... Vi mandano loro, non è vero? Dite, dunque, che il vecchio Bourras sa lavorare ancora, e troverà lavoro quanto ne vorrà... Sarebbe troppo comodo assassinare uno, e poi fargli l’elemosina!

Allora lei lo supplicò:

— Accettate, ve ne prego; non mi date questo dispiacere!

Ma lui scoteva i capelli bianchi.

— No, no... buona sera!... Siate felice voi, che siete giovane, e lasciate che i vecchi se ne vadano con le idee loro.

Dette un’ultima occhiata al mucchio delle rovine, e se n’andò adagio adagio. Dionisia lo vide sperdersi tra la folla del marciapiede, fino alla cantonata di Piazza Gaillon. Poi scomparve.

Lei rimase immobile, con gli occhi smarriti: poi entrò dallo zio, ch’era solo nel tetro Vecchio Elbeuf. La donna di servizio non veniva che la mattina e la sera a cucinargli qualcosa, e aiutarlo ad aprire e a chiudere la bottega. Passava le ore solo, senza che talvolta neppure uno capitasse a smuoverlo, in tutta la giornata; sbalordito e non trovando nemmeno piú le stoffe, quando una cliente capitava lí per caso. E nel silenzio e nel lume fioco, non faceva che camminare col passo pesante del corteo funebre, ce-


530