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il paradiso delle signore

per giorno, faceva una vita da inferno per impedire il fallimento.

— Ho visto passare vostro marito in Piazza Gaillon — mormorò Dionisia, a poco a poco entrata nel negozio.

La Robineau, che dava ogni tanto un’occhiata inquieta verso la strada, disse vivamente:

— Ah! or ora?... L’aspetto; dovrebbe essere di già qui. Stamattina è venuto il signor Gaujean e sono usciti insieme.

Era sempre graziosa, delicata, allegra; ma una gravidanza assai inoltrata la stancava, e restava piú sbalordita, piú imbrogliata che mai, in quegli affari che non eran fatti per la tenera indole sua, e che andavano male. Lo domandava spesso lei: perché tutto quell’affanno? non era meglio vivere tranquillamente in fondo a una casina e mangiar pane solo?

— Non c’è bisogno di nascondervelo a voi come van le cose, mia buona Dionisia... Vanno male! e il mio povero marito non dorme piú. Anche oggi quel Gaujean l’ha tormentato per certe cambiali scadute... Mi sentivo morire di inquietudine, a stare lí sola sola.

E stava per tornare sull’uscio, quando Dionisia la fermò: aveva sentito lontano un rumor di folla, e capí ch’era la barella col codazzo dei curiosi. Allora, a gola secca, non trovando le parole di conforto che avrebbe voluto, dové parlare:

— Non vi spaventate, non c’è pericolo... sí, ho visto il signor Robineau; gli è accaduta una disgrazia... Lo portano qui; non vi spaventate, ve ne supplico!

La signora l’ascoltava, bianca come un cencio lavato, senza capir bene ancora. La strada


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