Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/502


zola

focata — Ci stiamo due ore per uno: come si fa a lasciar sola la bottega?... per quanto...

Finí la frase con un gesto: se non fosse stato per il loro vecchio orgoglio di commercianti che li teneva dritti al cospetto del quartiere, avrebbero chiuso.

— Dunque vado su — disse Dionisia col cuore stretto da quella disperazione rassegnata che traspariva da tutta la bottega.

— Sí, fa’ presto, figliuola mia... T’aspetta: ha chiesto di te, tutta la notte. Ti vuol dire qualcosa.

Ma in quel momento scendeva il Baudu: aveva il viso livido, e gli occhi iniettati di sangue. Camminava pian piano nell’uscire dalla camera. con l’ansare d’uno che esce da una fatica dura. Per un po’ si guardarono senza dir nulla. Poi, voltosi a Dionisia, egli disse:

— Fra poco... quando dorme ci sembra che sia guarita.

E daccapo ricaddero nel silenzio. Il babbo e la mamma si guardarono. Poi a voce bassa lui ridisse quanto soffriva; e senza nominar nessuno, senza rivolgersi a nessuno:

— Nemmen col capo sotto la mannaia l’avrei creduto!... Era l’ultimo; l’avevo tirato su come un figliuolo. Se m’avessero detto: «Anche lui ti porteranno via; lo vedrai andar via anche lui!» avrei risposto: «Vuol dire che non ci sarà piú il buon Dio in cielo!». E anche lui se n’è andato. Ah birbante! lui che conosceva tanto bene il vero commercio, lui che sapeva tutte le mie idee! Per una donnaccia, per un di quei fantocci che stanno nelle vetrine dei magazzini!... È una cosa da perderci la testa!

Scoteva il capo; guardava vagamente per ter-


500