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zola


Il giorno dopo, quando Dionisia andò nell’infermeria a far visita a Paolina, che aveva dovuto mettersi a letto, questa la baciò di-schianto su tutt’e due le gote:

— Come siete buona! Se non eravate voi, mi mandavano via!... E non abbiate paura, il medico dice che non accadrà nulla di male.

Il Baugé, scappato per un momento dalla sua sezione, era anche lui li, dall’altra parte del letto, e balbettava ringraziamenti, confuso davanti a Dionisia che ora trattava come una persona degna d’ogni rispetto e molto superiore a lui. Oh! se avesse sentito dire ancora qualche porcheria su di lei, avrebbe pensato lui a chiudere il becco agli invidiosi! Ma Paolina, sorridendo, alzò le spalle:

— Mio caro, tu non dici che sciocchezze!... Va’! va’! lasciaci un po’ discorrere insieme.

L’infermeria era una stanza lunga, inondata di luce: dodici letti in fila, con le tendine. Ma quel giorno c’era Paolina sola, in un letto vicino a uno dei grandi finestroni che davano in Via Nuova di Sant’Agostino.

Cominciaron subito le parole affettuose, e le confidenze sussurrate, in mezzo a quella biancheria pulita, a quell’aria dolce, a quel vago profumo di bucato.

— Dunque fa tutto ciò che volete voi?... Come siete cattiva, a farlo soffrire cosí! Ditemi un po’, giacché sono entrata su questo argomento. L’odiate?

Teneva tra le sue la mano di Dionisia, ch’era a sedere accanto al letto coi gomiti appoggiati sul capezzale; e Dionisia, profondamente commossa, con le gote infiammate, non ebbe piú la


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