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il paradiso delle signore

curare le piaghe vive che avevan fatto sanguinare lei: certe sue idee gentili, suggerite al Mouret, misero sossopra la clientela. Fece perfino contento il Lhomme, sostenendo un’idea ch’egli aveva da un pezzo, quella di metter su una banda musicale, tutta composta d’impiegati. Tre mesi dopo, il Lhomme aveva centoventi sonatori sotto di sé; l’ideale della sua vita era bell’e raggiunto. Fu data nei magazzini una gran festa, ballo e concerto, per presentare la banda del Paradiso ai clienti, a tutti! I giornali ne parlarono. Perfino il Bourdoncle, sconvolto da quelle innovazioni, dové inchinarsi davanti all’enorme pubblicità. Poi, fu messa su una sala da gioco per i commessi, due biliardi, tavole di tric-trac e di scacchi. La sera ci furono, nel magazzino, corsi d’inglese e di tedesco, di grammatica, d’aritmetica, di geografia; perfino di equitazione e di scherma. Fu costituita una biblioteca, con diecimila volumi a disposizione degl’impiegati. E si aggiunse anche un medico che desse ogni giorno consulti gratuiti; bagni, trattoria, sala di «toilette». Lí si poteva vivere senza mai uscirne; c’era lo studio, il cibo, il letto, il vestito. Bastava a se stesso il Paradiso; a tutti i piaceri e bisogni, in mezzo a Parigi, che non si stancava d’ammirare quella città del lavoro cosí rigogliosa tra le vecchie strade, aperte finalmente alla luce del sole.

Tutti si volsero allora in suo favore. Sentendo il Bourdoncle dire e ripetere agli amici suoi, che avrebbe dato un tanto per metterla lui nel letto del Mouret, capirono che non aveva mai ceduto, e che la sua onnipotenza proveniva appunto dai suoi rifiuti. E da allora fu levata a cielo: sapevano ciò che le dovevano, e l’ammira-


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