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conseguenze che può avere una sciocchezza, il perdere la testa anche per un minuto solo, nessuna si porterebbe male.

— Siete arrabbiata? — disse una voce dietro a Dionisia.

Era Paolina, che traversava la sezione. Aveva visto tutto, e parlando sommessa le sorrideva.

— Come si fa? — rispose, anch’ella sorridendo, Dionisia. — Non mi riesce a tenere in freno il mio piccolo regno.

L’altra fece spallucce:

— Via, via, se voleste, sareste regina di ti siamo!

Paolina non capiva ancora perché l’amica tenesse duro. Fin dal luglio aveva sposato il Baugé, ed aveva fatto un grande sproposito, diceva ridendo.

Il terribile Bourdoncle le dava ora della «buona a nulla» come se pel commercio fosse bell’e perduta. E aveva una gran paura che un giorno o l’altro non li mandassero ad amarsi lontano di lí, perché quei signori della Direzione avevano decretato che l’amore era esecrando e mortale alla vendita.

Si trovava al punto che, quando s’imbatteva nel Baugé in qualche galleria, fingeva non vederlo. E proprio allora il sangue le aveva dato un tuffo, essendoci mancato poco che il Jouve non la sorprendesse, mentre, dietro un monte di canovacci, discorreva col marito.

— Eccolo lí, m’è venuto dietro! — aggiunse lei, dopo aver raccontato vivacemente il fatto a Dionisia. — Eccolo lí che ci annusa con quel nasone!

Il Jouve veniva infatti dalle trine, con la sua bella cravatta bianca, a naso ritto, per fiutare


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