Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/452


zola

un leggiero brivido di tutta la persona. — Aggiungete il risparmio!

Il Bouthemont intanto non s’era mosso dalla poltrona: le parole del Mouret gli ronzavano ancora nell’orecchio. Si alzò alla fine, e venne a dire piano ad Enrichetta:

— Sapete, m’ha messo alla porta; oh! gentilmente, gentilissimamente!... Ma mi sbattezzo se non lo faccio pentire! Ho bell’e pensato al cartello, Le quattro stagioni; e mi pianto accanto all’Opéra.

Lei lo guardava; e gli occhi le s’intorbidarono:

— Fate pure assegnamento su di... Aspettate.

E, senza perdere tempo, trasse il barone nel vano d’una finestra. Lí, su due piedi, gli raccomandò il Bouthemont, dipingendoglielo come uno che avrebbe messo sossopra Parigi, con un negozio per conto suo. Quando poi gli parlò di un’accomandita, il barone, benché non si meravigliasse piú di nulla, non poté trattenere un gesto di spavento. Era il quarto ch’essa gli raccomandava, e capiva di cadere nel ridicolo! Ma non disse addirittura di no; anzi, il concetto di aiutare uno che facesse concorrenza al Paradiso delle signore, non gli dispiaceva; aveva già esperimentato cotesto sistema per le banche, suscitare concorrenti per liberarsi da altri. E poi a tutto quell’armeggio ci si divertiva; promise di pensarci su.

Enrichetta si riaccostò al Bouthemont, disse in un orecchio:

— Bisogna che stasera discorriamo un po’ insieme; verso le nove; non mancate. Il barone è dalla nostra!

La sala sonava intanto di voci. Il Mouret,


450