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zola

labbra di lei e il fuoco sinistro che non le era riuscito spegnere nel fondo degli occhi. Indovinò tutto.

— Dio mio! Ognuno ha i suoi gusti — disse la De Boves prendendo anch’ella un sandwich.

— Conosco delle donne che non comprerebbero nemmeno un nastro altrove che al Louvre: altre invece son tutte pel Buon Mercato... Dev’essere questione di temperamento.

— Il Buon Mercato è un po’ troppo per le provinciali — mormorò la Marty — e al Louvre c’è tanta folla!...

Le signore ricaddero nel solito discorso dei grandi magazzini. Il Mouret dovette anche lui dire ciò che ne pensava; tornò in mezzo, e ostentò imparzialità. Il Buon Mercato era una buona casa, solida, rispettabile; il Louvre aveva certo clienti piú scelti.

— Insomma, per voi è meglio il Paradiso delle signore! — disse il barone sorridendo.

— Sí, — rispose tranquillamente il Mouret — da noi le signore son piú accarezzate.

Tutte le donne presenti furono di quel parere. Era vero: al Paradiso eran trattate con piú garbo, si sentivano lusingate continuamente, in modo tale che anche le piú forti ci restavano. Il mirabile buon successo del magazzino proveniva da quella seduzione.

— A proposito, - domandò Enrichetta, che voleva far vedere d’essere padrona di sé — e della mia protetta che n’avete fatto, signor Mouret?... La signorina di Fontenailles?

E volgendosi alla Marty:

— Una marchesa, nientemeno, una povera ragazza che non aveva da mangiare.

— Ma, — disse il Mouret — guadagna tre


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