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il paradiso delle signore

magazzini di far sempre i vestiti troppo stretti. Finalmente si poté mettere a sedere accanto al Bouthemont che non s’era mosso: gli altri non badarono piú a loro; e a un tratto, mentre costui lo stringeva di domande per saper com’era non aspettò, come s’era proposto dapandata, prima, d’essere con lui per la strada, e gli disse che quei signori del Consiglio volevano a ogni costo privarsi dei suoi servigi. Tra una frase e l’altra, sorseggiava il tè, seguitando ad affermare che n’era dispiacentissimo. Oh! una scena seria; egli era uscito dal Consiglio, furibondo. Ma che farci? Non poteva romperla con gli altri per una mera questione di personale. Il Bouthemont, pallidissimo, dovette anche ringraziarlo.

— Che mantello lungo, ch’è questo!... — osservò la Marty. — Enrichetta non torna piú.

L’assenza cosí lunga cominciava a dar noia a tutti; ma proprio in quel momento la Desforges ricomparve.

— Non riesce neanche a voi? — esclamò allegramente la De Boves.

— Perché?

— Il signor Mouret ci ha detto che non vi riusciva accomodarlo.

Enrichetta finse di cascar dalle nuvole:

— Il signor Mouret l’ha detto per ridere. Starà anzi benissimo!

Si mostrava calma e sorridente: certo s’era rinfrescata le palpebre, perché parevano fresche e nemmeno un po’ rosse. Mentre dentro sanguinava ancora, trovava la forza di nascondere la tortura sotto la maschera d’una disinvolta eleganza; e col sorriso solito offrí i sandwiches al Vallagnosc. Soltanto il barone, che la conosceva bene, osservò la leggiera contrazione delle


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