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nella scatolina d’avorio sulla «toilette»... È vuota?... Abbiate pazienza; guardate un po’ sul camino in camera da letto, laggiú, sapete, vicino allo specchio.

E cosí lo trattava come se egli fosse familiare della camera, e vi avesse piú volte dormito, sapesse bene dov’erano i pettini e le spazzole. Quando le ebbe portati gli spilli, Enrichetta li prese a uno a uno forzandolo a star lí ritto accanto a lei, e guardandolo, parlandogli, come se Dionisia non fosse presente.

— Eppure gobba non mi pareva d’essere... Datemi la mano, tastatemi le spalle, fatemi il piacere. Son fatta proprio cosí, io?

Dionisia aveva alzati lentamente gli occhi, piú pallida ancora, e s’era rimessa ad appuntare zitta zitta gli spilli. Il Mouret non vedeva che i folti capelli biondi di lei attorcigliati sul collo gentile; ma a quel leggiero brivido che li scoteva, gli pareva di scorgerle la vergogna e il dolore sul viso. Ora sí che lei l’avrebbe respinto, rimandandolo da quella donna che non nascondeva nemmeno la sua tresca in faccia alla gente. E si sentiva una gran voglia di menar le mani e picchiare Enrichetta. Come farla chetare? come dire a Dionisia ch’egli adorava lei, ch’era lei il suo unico pensiero, che le sacrificava tutti i suoi vecchi amorazzi d’un giorno? Una sgualdrina avrebbe osato lasciarsi andare, come quella borghese, a tali confidenze di cattiva lega? Tirò a sé la mano e diè un passo indietro dicendo:

— Il torto è vostro, signora mia, perché vi ostinate quand’io stesso riconosco che il mantello è fatto male.

Stettero tutti zitti. Una delle fiammelle del gas sibilava; e nell’aria calda e pesante della


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