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— Ditemi un po’: si vendicano?

— Chi? — domandò il Mouret, imbarazzato.

— Chi? Oh! bella! Le donne!... Si sono stancate d’essere vostre schiave, e son diventate le vostre padrone. Vi sta bene!

Si mise a scherzare; sapeva gli amorazzi del giovane. Quel quartierino comprato alla ballerina, le somme enormi sperperate con ragazze raccattate per le trattorie, lo rallegravano tutto come una scusa alle pazzie che aveva fatte egli stesso ai suoi tempi. La sua vecchia esperienza ci godeva.

— Ma io non vi capisco! — ripeteva il Mouret.

— Via, via! — riprese il barone. — Sono sempre loro che hanno ragione, alla resa dei conti. È per questo dicevo tra me: «Non è possibile! si vanta! non è di ferro neanche lui!». Ed eccovi bell’e caduto. Fate ciò che volete delle donne, servitevene come di una miniera di carbon fossile... poi viene il giorno che son loro quelle che si servono di voi e vi fanno buttar fuori quanto avete preso a loro!... State attento, perché le donne vi succhieranno piú sangue e danaro che non abbiate saputo cavar voi da loro!

Rideva piú forte; e il Vallagnosc, lí accanto, sogghignava senza aprir bocca.

— Dio mio! bisogna provare un po’ di tutto, — confessò il Mouret, fingendo d’essere allegro anche lui. — Il danaro a che serve, se non si spende?

— In questo son d’accordo rispose il barone. — Divertitevi, divertitevi! non sarò davvero io il predicatore che v’insegni la morale, né tremerò pei gravi affari che vi abbiamo con-


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