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il paradiso delle signore

giovine, la fece stizzire: bel lavoro! era contento, quello sciocco, che la sua amica desse un calcio alla fortuna? E il Bourdoncle, che non osava andare a trarre il Mouret dalla sua dispettosa solitudine, passeggiava tra le chiacchiere, malcontento anche lui, e pieno di confusi timori.

Dionisia intanto tornò giú; e nell’arrivare, appoggiata alla ringhiera, adagio adagio, in fondo alla scaletta di sinistra, si trovò vicino a un gruppo d’impiegati che ridevano: sentí anzi il suo nome, e capí che parlavano ancora della sua storia. Non s’erano accorti di lei.

— Sí! ora m’avete a dar ad intendere ch’è una monaca! Ne ha fatte di tutte un po’. Figuratevi io conosco uno, che lei, per andarci a dormire insieme, avrebbe fatto carte false.

E guardava l’Hutin che, per non perdere la sua dignità di aiuto, stava quattro passi piú in là, senza prender parte agli scherzi. Ma fu tanto lusingato dalle occhiate d’invidia che gli altri gli gettavano, che si degnò di sussurrare:

— M’ha dato molta noia quella lí!

Dionisia, ferita nel cuore, si aggrappò ai ferri. Si accorsero di lei, e si dispersero, seguitando a ridere.

Aveva ragione lui; ed ella si accusava ora della sua ingenuità d’un tempo, quando aveva pensato davvero all’Hutin. Ma che vigliacco era, e quanto lo disprezzava! Un gran turbamento la prese: strana cosa, ch’ella poco prima avesse avuto tanta forza da resistere all’uomo ch’ella adorava, quando una volta s’era sentita tanto debole in faccia a quello sciagurato, del cui affetto aveva soltanto fantasticato! La ragione e il coraggio naufragavano in quelle contraddizio-


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