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il paradiso delle signore

piuttosto che conservare un modello fuor di moda o una stoffa non piú fresca.

In quel mentre il Bourdoncle, che cercava del Mouret, stava aspettandolo, fermato davanti all’uscio chiuso dal Jouve, che gli aveva sussurrato gravemente due parole in un orecchio.

Gli scappava la pazienza, ma non aveva il coraggio di guastare il colloquio del padrone. Era possibile che, in un giorno come quello lí, perdesse il tempo con una creatura, in tal modo? E quando il Mouret, dopo tanto, uscí fuori, si mise a parlargli delle sete di fantasia che erano rimaste in magazzino quasi tutte.

Finalmente il Mouret ebbe un’occasione di sfogarsi. Ma dove aveva mai la testa quel benedetto Bouthemont? Se n’andò gridando di non poter tollerare che uno dei suoi fosse bestia a tal punto da comprare piú roba di quanta fosse necessaria alla vendita.

— Che diavolo ha in corpo? — mormorò la signora Aurelia, sbalordita dai rimproveri.

Le ragazze si guardarono meravigliate... Alle sei l’inventario era bell’e finito. Il sole splendeva ancora, un biondo sole d’estate che mandava riflessi d’oro traverso le invetriate. Nell’afa delle vie, già le famiglie stanche tornavano dai dintorni cariche di fiori e trascinandosi dietro i bambini. Una dopo l’altra le sezioni s’eran chetate: non si sentiva, in fondo alle gallerie, che il gridare di qualche commesso mentre si votava l’ultimo palchetto. Poi, anche quelle voci si tacquero, e di tanto frastuono non restò che un immenso fremito sopra la ruina smisurata delle merci. Scaffali, armadi, scatole, cassette, tutto era vuoto: non c’era piú un metro di stoffa o un gingillo da nulla che fosse al suo


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