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il paradiso delle signore

sveltezza per tenerla occupata e chiuderle la bocca. La vice era sí o no una buona compagna? negli affari suoi non stava a loro ficcare il naso. La sezione si faceva a questo modo complice anch’essa; le ragazze si movevano sempre piú; il Lhomme e Giuseppe, invece, si piegavano sempre più sui fogli, come fossero sordi. E il Jouve che passava, avendo capito il tiro della signora Aurelia, si mise a passeggiare davanti all’uscio dei campioni col passo regolare d’una sentinella che eseguisce ciò che vuole il superiore.

— Date le liste al signor Mouret — disse la direttrice nell’entrare.

Dionisia le porse e restò a testa alta; aveva leggermente sussultato, ma s’era frenata, e, pallida, stava col volto composto a tranquillità. Per un po’ il Mouret parve tutto attento alle cifre, senza darle nemmeno uno sguardo. Allora la signora Aurelia si avvicinò alla signorina di Fontenailles, che non s’era nemmeno voltata, parve scontenta delle somme che aveva fatto, e le disse a mezza voce:

— Andate ad aiutare di là... Non ci siete avvezza a fare i conti.

Ella si alzò, e tornò nella sezione, dove fu accolta con un bisbiglio. Giuseppe, sotto gli occhi canzonatori delle ragazze, scriveva tutto storto.

Clara, contenta dell’aiuto che le veniva all’impensata, cominciò nondimeno a tormentare subito la Fontenailles, perché odiava tutte le donne, quante ce n’erano nel magazzino. Come faceva, lei, una marchesa, a innamorarsi d’un facchino? Eppure, le invidiava un po’ quell’amore.


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