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tose. L’improvvisa benevolenza della signora Aurelia l’aveva grandemente aiutata nella difficile impresa di conciliarsi i cuori. Si andava bucinando che la direttrice era la mezzana del Mouret, e che, se aveva presa con tanto fervore la giovinetta sotto la sua protezione, voleva dire che le era stata particolarmente raccomandata; anche Dionisia aveva fatto di tutto per disarmare le nemiche; il che tanto meno era facile, dovendosi insieme far perdonare la nomina a vicedirettrice.

ma Le ragazze dicevano ch’era una ingiustizia e l’accusavano di essersela guadagnata a un desinare col padrone: davano perfino dei particolari inenarrabili. Ma avevano un bel ribellarsi: quel titolo di vice le faceva stare a dovere, e Dionisia prendeva un’autorità che meravigliava e faceva piegare anche le piú ostili. Ben presto ebbe, tra le ultime venute, delle adulatrici; la sua dolcezza e modestia compirono la vittoria; Margherita passò dalla sua. Clara sola seguitò a far la cattiva, gittando là ogni tanto la vecchia ingiuria di sciattona, che ormai non faceva piú ridere nessuno. Del breve capriccio del Mouret si era approfittata per non far piú nulla, in un ozio ciarliero e vanitoso; quando lui non ne volle saper piú, non si lamentò nemmeno, non potendo sentire la gelosia in quella vita che menava; e fu contenta e paga del guadagno d’essere tollerata senza far nulla. Ma secondo lei, la sciattona le aveva rubato il posto della Frédéric. Non l’avrebbe accettato, perché c’era troppo da fare; eppure non poteva tollerare in santa pace quella mancanza di riguardo, avendo gli stessi diritti dell’altra; anzi diritti maggiori per via dell’anzianità.


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