Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/377

X

L

a prima domenica d’agosto, nel Paradiso facevano l’inventario che doveva essere finito la sera stessa. Ciascun impiegato si trovava al suo posto, come in un giorno di lavoro; e l’inventario era cominciato la mattina presto, a porte chiuse, nei magazzini vuoti di avventori.

Dionisia non scese alle otto con le compagne. Da cinque giorni se ne stava in camera sua per una storta presa nel salire al laboratorio: stava meglio; ma la signora Aurelia non era severa con lei, ed essa non si affrettava, mettendosi gli stivaletti con pena, per quanto fosse risoluta a scendere nella sezione.

Le stanze delle ragazze tenevano ora tutto il quinto piano dei fabbricati nuovi, lungo Via Monsigny: erano sessanta da una parte e dall’altra d’un corridoio, e un po’ migliori di prima, benché col lettino, l’armadio, la toilette di prima. Ma Dionisia, come aiuto della direttrice, aveva una delle stanze piú belle, con due finestre sulla strada; e, ricca come le pareva d’essere, se l’era abbellita da sé, con un piumino rosso coperto di trina, un tappetino davanti l’armadio e due vasi di cristallo celeste sulla toilette con qualche rosa mezzo appassita.

Quando si fu messa gli stivaletti, tentò di


375