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il paradiso delle signore

quella la rivale ch’ella era curiosa di conoscere.

Al «vestiario» le ragazze perdevano la testa. Due di loro erano malate, e la signora Frédéric s’era licenziata il giorno innanzi, facendosi fare alla cassa il conto, e piantando il Paradiso da un momento all’altro, in quel modo stesso che il Paradiso piantava i propri impiegati. Fin dalla mattina, anche in quel trambusto della vendita, non si faceva che discorrere di ciò. Clara, che il capriccio del Mouret faceva sicura e padrona di dire tutto senza timore, reputava l’atto della signora Frédéric molto chic; Margherita raccontava la bile del Bourdoncle; e la signora Aurelia, stizzita, diceva e ripeteva che la Frédéric glie l’avrebbe dovuto dire avanti, perché era una cosa quella lí che non s’era data mai. Per quanto non se ne fosse mai aperta con nessuno, sospettavano che stesse per sposare il padrone d’uno stabilimento di bagni verso i mercati centrali.

— Vuole un mantello da viaggio? — chiese Dionisia alla Desforges, dopo averle offerta una seggiola.

— Sí, — rispose seccamente, col proposito d’essere scortese.

La nuova sezione era ricca ma con serietà: alti armadi di quercia intagliata, specchi grandissimi, un tappeto rosso che attutiva lo scalpiccio continuo delle clienti. Mentre Dionisia era andata a prendere dei mantelli, la Desforges, guardando intorno, si vide in uno specchio e si studiò. Doveva essere un bel po’ invecchiata, se la tradivano cosí per la prima ragazza venuta! Lo specchio rifletteva intera la sezione con tutto l’affaccendamento; ma ella non vedeva che il suo viso pallido, e non sentiva Clara che, die-


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