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rando di cancellare il brutto ricordo. Bastava che il Mouret avesse detta una parola; e tutti si contentavano di mormorare tenendole dietro con occhiate. Fra tante amabilità di tutti, non le davano noia che la singolare tristezza del Deloche e i sorrisi misteriosi di Paolina.
Il Mouret intanto continuava a guardarla, senza quasi accorgersene:
— Che volete dunque, signorina? — domandò alla fine.
Dionisia non l’aveva visto. Arrossí leggermente. Fin da quando era tornata al Paradiso, non faceva che ricevere da lui segni di benevolenza che la commovevano assai. Paolina, e lei non sapeva il perché, le aveva raccontati per filo e per segno gli amori del padrone con Clara; quando stavano insieme, quanto le dava: e ci tornava sopra spesso; aggiungendo anche, che il Mouret aveva un’altra amante, quella signora Desforges che tutti nel magazzino conoscevano. Questi racconti turbavano Dionisia, e davanti a lui si sentiva riprendere dalle paure di prima, da un malessere in cui la riconoscenza contendeva con la collera.
Allora il Mouret le si avvicinò per dirle piú adagio:
— Stasera, dopo la vendita, fatemi il piacere di passare nel mio studio. Ho da parlarvi.
Sconvolta, essa piegò la testa senza rispondere nulla; e si affrettò a entrare nella sezione, dove le altre ragazze giungevano. Ma il Bourdoncle aveva sentito il Mouret, e lo guardava sorridendo. Osò perfino dirgli, appena che furono soli:
— Anche questa, eh? State bene attento: l’affare si fa serio!
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