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il paradiso delle signore

gna che gli avventori facciano ressa, e le cose andran benone.

Rideva, e, sommessamente, si degnò di spiegare il suo pensiero:

— Guardate, Bourdoncle: ecco ciò che seguirà. In primo luogo, quel viavai continuo delle clienti le disperde un po’ dappertutto, le moltiplica e fa loro perder la testa; in secondo luogo, nel condurle da un capo all’altro, se, per esempio, vogliono la guarnizione dopo aver comprata la stoffa, il dovere andar su e giú fa parer loro tre volte maggiore il Paradiso; in terzo luogo, son costrette anche a passare per le sezioni dove non avrebbero messo mai piede, ci rimangono prese e comprano; in quarto luogo...

Il Bourdoncle rideva anche lui. Allora il Mouret, tutto contento, si fermò e gridò ai garzoni:

— Benissimo! Ora una bella spazzata, e anche questa è fatta!

Ma nel voltarsi si accorse di Dionisia. Lui e il Bourdoncle si trovavano innanzi alla sezione del vestiario, ch’egli aveva sdoppiata mettendo i vestiti propriamente detti al secondo piano, dall’altra parte. Dionisia, scesa per prima, spalancò gli occhi, sbalordita da quei tramutamenti:

— Come! si sgombera?

La sua sorpresa parve che divertisse molto il Mouret, cui piacevano grandemente codeste improvvisate da teatro. Fin dai primi di febbraio Dionisia era rientrata nel Paradiso, ed era rimasta tutta contenta di vedersi accolta bene da tutti, e quasi riverita. La signora Aurelia particolarmente le si mostrava benevola; Margherita e Clara parevano rassegnate; perfino il Jouve ci si adattava non senza imbarazzo, quasi deside-


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