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sere impazzito; nessuno ci capiva nulla: una costernazione generale!

— Su! lesti! — gridava il Mouret con la tranquilla sicurezza di chi sa ciò che fa. — Questi vestiti, lassú... E tutta la roba giapponese l’hanno portata dove ho detto io? Un ultime sforzo, figliuoli, e vedrete fra poco che vendita!

Anche il Bourdoncle era lí dall’alba. Non ci capiva piú degli altri, e seguiva inquieto con gli occhi il padrone; ma, sapendo che razza di risposte ci fosse da avere in quei momenti, non osava dirgli nulla.

Alla fine, nondimeno, si fece coraggio, e domandò sorridendo:

— Bisognava proprio buttar cosí tutt’all’aria il giorno innanzi l’esposizione?

Il Mouret si contentò di stringersi nelle spalle; ma l’altro insisté, e lo fece andar sulle furie:

— Perché gli avventori si ammucchino tutti in un posto, eh? Bell’idea da geometra che avevo avuta! Non me ne sarei dato pace... Permettevo alla gente d’andare dove le piaceva. Entravano, s’infilavano dove volevano: dalla gonnella al vestito, dal vestito al mantello, e poi tutte le persone se ne sarebbero andate senza nemmeno sperdersi un po’... Nemmen una avrebbe visto i magazzini!

— Ma — osservò il Bourdoncle — ora che avete confuso tutto e sparpagliato tutto a questo modo, ci si consumeranno le gambe, i commessi, a condurre la gente di sezione in sezione!

Il Mouret scosse il capo:

— E a me che me n’importa? Son giovani, e cresceranno dell’altro... Meglio se passeggiano! Parranno di piú e aumenteranno la folla. Biso-


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