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il paradiso delle signore

le stoffe per mobilia, tutto ciò che tien posto ed è difficile smoverlo. Le sezioni erano, quel giorno, trentanove; gl’impiegati non meno di milleottocento, dei quali duecento donne. Nella vita sonora delle alte navate metalliche, un popolo intero si moveva al lavoro.

L’unica passione del Mouret era vincere la donna: la voleva regina nel suo magazzino, le aveva inalzato quel tempio per dominarla meglio. Inebriarla di galanti cortesie e trafficare sui suoi desideri, trar profitto della sua febbre, in questo consisteva la tattica di lui. E perciò, notte e giorno, si stillava il cervello per trovare qualcosa di nuovo. Di già, volendo che le signore delicate non avessero la fatica di salire, aveva impiantato due ascensori guarniti di velluto. Poi aveva aperta una stanza dove si davano gratuitamente biscotti e sciroppi, ed una sala di lettura, una galleria monumentale, decorata anche troppo riccamente, dove faceva perfino esposizione di quadri. Ma la sua bella trovata era, con le donne serie, di conquistare le mamme per mezzo dei bambini: non mandava a male forza alcuna, speculava su tutti i sentimenti, apriva sezioni apposta per bambini e bambine, fermava le mamme, regalava ai piccoli figure e palloncini. Stupenda invenzione era questa sua, dei palloncini distribuiti ad ogni signora, rossi, di gomma sottilissima, scritto sopra a ciascuno in grandi lettere il nome del magazzino; attaccati a un filo viaggiavano per l’aria portando attorno per le strade una nuova sorta di pubblicità!

Questa, la pubblicità, era la sua forza piú grande. Il Mouret spendeva perfino trecentomila franchi all’anno, in cataloghi, annunzi, car-


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